Cari Lettori e Care Lettrici,
nella mia ottava newsletter su LinkedIn, per "Strumenti di Consapevolezza", l'ultima di questo 2024, affronto una tematica di cui mi sono già occupata con un articolo qui mio blog, circa un anno fa e che ripropongo nuovamente, approfondendo il tema del virtual coaching a sostegno dei pazienti e dei care giver, lavorando da più di due anni sull' implementazione di questa funzione sui pazienti.
I soggetti con malattie croniche e in condizioni stabili generalmente sono assistiti a casa dai propri familiari con un carico emotivo da non sottovalutare; prendersi cura del proprio caro diventa di primaria importanza, il più delle volte ci si annulla con il rischio di un sovraccarico psico-fisico da parte del care giver che si ritrova suo malgrado “imprigionato” in una spirale emotiva dalla quale chiedere aiuto o avere un supporto esterno diventa difficile e complicato.
Le recenti tecnologie in termini di healthcare, si stanno ampiamente sviluppando nell’ambito del digitale; ormai tutti possiedono uno smartphone con connessione internet e sono molte le app, anche gratuite, che offrono un supporto al paziente, per monitorare il proprio stato di salute (monitoraggio dei parametri vitali, memo per l’assunzione dei farmaci e della terapia, possibilità di messaggistica istantanea con team clinico e/o di video consulto).
Questo approccio tenderà a svilupparsi nel prossimo futuro, cambiando anche il modo di assistere nella cronicità, puntando su un tipo di assistenza più territoriale e domiciliare per lasciare all'esordio acuto e alle emergenze l'esclusività dell'intervento ospedaliero. Anche sul coaching ci sono sviluppi in ambito digitale e, in alcune di queste app, si sta ampliando la possibilità di applicare un supporto di tipo innovativo, chiamato tele coaching o virtual coaching, da estendere al paziente e non solo.
Alcuni studi (K. Hirschman, 2021 - I. Odnoletkova, 2016) hanno dimostrano come un supporto di coaching virtuale (virtual coaching) può essere esteso anche al care giver, aiutandolo a ritrovare uno spazio tutto suo in cui il prendersi cura di se stesso aiuta a liberarsi del carico emotivo accumulato, sentendosi ascoltato e supportato emotivamente da un coach.
Il più delle volte il care giver non riceve supporto da nessuna figura esterna, essendo il tutto concentrato sul paziente cronico, di conseguenza viene sostanzialmente “quasi” dimenticato. Ma è di fondamentale importanza invece prendersi cura anche dei familiari che assistono i malati cronici.
In questo caso la tecnologia può essere d’aiuto e di supporto, facilitando un intervento di coaching virtuale anche per il care giver.
Quali sono i benefici del virtual coaching per il care giver?
Per rispondere a queste domande è fondamentale prima di tutto fare chiarezza su cosa è il coaching, partendo dalla definizione fornita dall‘ ICF ( International Coach Federation):
“L’attività di coaching accelera la crescita dell’individuo consentendo ad ognuno di focalizzare in maniera più efficace e consapevole gli obiettivi da raggiungere e le conseguenti scelte da porre in atto. ICF definisce il coaching come una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale”.
Approfondiamo ora questa definizione rapportandola al contesto sanitario, al mondo del malato e di chi lo assiste.
L'aspetto della partnership è il primo passaggio fondamentale in quanto si realizza un rapporto paritario tra coach e coachee (=care giver o assistito). Quando questa si instaura con un malato, le distante si annullano, così come le gerarchie (medico-paziente o infermiere-paziente) e ci si mette allo stesso piano. Annullando le distanze, si crea una relazione empatica potente e performante.
Il secondo passaggio fondamentale è facilitare il processo creativo. Il coach, attraverso particolari "domande potenti", stimola il coachee alla riflessione, attivandosi ad agire con consapevolezza. Questo in ambito sanitario, si tramuta in una maggior adesione da parte del malato, al proprio percorso di cura diventando a sua volta protagonista e soggetto attivo delle sue azioni e/o decisioni.
L'ultimo passaggio fondamentale è la fiducia che si instaura tra coach e coachee, che equivale a responsabilizzare il coachee, rafforzare la motivazione, l'autostima in se stesso e la fiducia verso le proprie capacità.
Dopo questa premessa, per attuare il virtual coaching, il primo scoglio è sicuramente quello di superare i pregiudizi sul "virtuale" attraverso il quale avviene la sessione. Alcuni coachee infatti, potrebbero percepire questo approccio virtuale troppo freddo, distaccato e poco empatico: per prevenire questo, sono determinanti le capacità di ascolto attivo e di comunicazione empatica che il coach dovrà instaurare con il cliente, una prerogativa sempre presente se si vuole stabilire una relazione di coaching (questo a prescindere dalla modalità sia in presenza che da remoto).
Nel caso del virtual coaching, l’attenzione verso questo aspetto dovrà essere maggiore, curando in modo particolare la componente non verbale ovvero, la mimica facciale per le emozioni, l'attenzione verso la postura ed alla posizione del busto, per cogliere atteggiamenti di chiusura o di apertura, cogliere le sfumature degli occhi ed dello sguardo per il grado di attenzione, labbra chiuse o aperte, sorriso presente o non. Il corpo dunque parla e lo fa attraverso la gestualità. Saperlo osservare bene, ci può far capire eventuali malesseri sopiti che verbalmente il coachee non ci dice, ma che sa ben esprimere con il corpo. Di riflesso per il coachee la modalità virtuale è sicuramente un vantaggio, in quanto può collegarsi da casa ( prediligere una stanza tranquilla ed appartata), in qualsiasi momento della giornata, per esempio mentre il familiare sta riposando, senza trascurare i vantaggi economici ed eco sostenibili, poiché non si prevedono spostamenti in macchina o con i mezzi pubblici.
Attraverso un supporto di coaching per via digitale, si offre al care giver:
supporto motivazionale;
supporto emotivo;
individuare strategie efficaci per prendersi cura di sé stesso;
pianificare azioni concrete di cambiamento proattivo, verificabili attraverso le sessioni successive;
ritrovare fiducia in sé stesso e potenziare l’autostima.
Gli strumenti e i mezzi ci sono, basta saperlo, usarli nel modo giusto e con i giusti professionisti!
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